La Cina ha risposto con durezza alla minaccia di un aumento dei dazi da parte americana, ribadendo la sua volontà di opporsi con fermezza alla politica tariffaria del presidente Trump, con l'adozione di contromisure in grado di salvaguardare i propri interessi. La replica alle minacce di Trump sono state affidate al Ministero delle Finanze di Pechino, dopo che il presidente americano ha minacciato di imporre un dazio aggiuntivo del 50% sulle importazioni statunitensi dalla Cina, se Pechino non avesse ritirato la tariffa del 34% imposta sui prodotti americani la scorsa settimana.
Dazi, le minacce di Trump di alzare le tariffe non spaventano la Cina: ci opporremo con fermezza
Nella dichiarazione, il Ministero delle Finanza afferma che ''la minaccia degli Stati Uniti di aumentare i dazi sulla Cina è un errore su un altro errore. La Cina non lo accetterà mai. Se gli Stati Uniti insistono a modo loro, la Cina combatterà fino alla fine”.
I dazi generalizzati seguono due precedenti cicli di dazi del 10%-15%, che hanno interessato principalmente prodotti agricoli ed energetici importati dagli Stati Uniti.
I dazi del 34% di Trump sulla Cina si sono aggiunti ai dazi del 20% introdotti da febbraio, portando il totale dei nuovi dazi quest’anno sulla Cina al 54%. Le imposte aggiuntive hanno aumentato la tariffa media ponderata degli Stati Uniti sulla Cina fino al 65% e potrebbero danneggiare l’economia cinese di 1,5-2 punti percentuali quest’anno, secondo Morgan Stanley.
Con l’aumento dei rischi di un’intensa guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, Pechino potrebbe ricorrere ad ulteriori misure di ritorsione, come l’interruzione degli acquisti di prodotti agricoli statunitensi, l’adeguamento dei dazi statunitensi e un’ulteriore espansione dei controlli sulle esportazioni di metalli e minerali, ha aggiunto Xu.
Pechino ha già imposto restrizioni all’esportazione di elementi chiave delle terre rare , ha proibito le esportazioni di prodotti a duplice uso a una dozzina di entità statunitensi e ha inserito le aziende statunitensi nella sua “lista delle entità inaffidabili”, sottoponendole a restrizioni più ampie quando operano in Cina.
Lo yuan cinese onshore si è indebolito fino allo 0,39%, attestandosi a 7,3363 per dollaro, mentre lo yuan offshore è rimasto pressoché invariato.