“L’ho inventato io…” - non era solo uno slogan autoironico, ma un modo simbolico per dire: “Ho contribuito a creare un pezzo di storia che voi, ogni giorno, avete vissuto.” Perché, in fondo, Pippo Baudo non aveva inventato persone: aveva fatto da ponte tra loro e la visione magica della televisione, aprendo finestre sull’Italia e sui suoi sogni. Oggi, 16 agosto 2025, l’Italia piange la perdita di quell’uomo che ha fatto della TV un rito quotidiano. È morto serenamente a Roma a 89 anni, circondato dagli affetti più cari e accolto dai sacramenti, come hanno confermato l’ANSA e fonti vicine a lui.
Era un punto di riferimento della Rai e della televisione pubblica italiana, il volto rassicurante di ogni domenica, serata, varietà, Festival di Sanremo - ben tredici edizioni condotte con la sua eleganza. Immaginiamolo, ora, sul palco immaginario del tempo: una presenza silenziosa, ma solida, che osserva i bambini che un tempo lo guardavano crescere, diventare adulti, poi genitori, e infine nonni. Tra le sigle di aperitivo, le canzoni cantate sul filo della memoria e i primi talenti scoperti proprio da lui - Paullo, Cuccarini, Pausini, Bocelli - c’è il racconto di generazioni che si sono formate guardando la TV di famiglia quando ancora si condivideva un solo televisore.
E lui, con uno sguardo gentile, restava lì: un padre ideale che, attraverso le trasmissioni, ha unito l’Italia con garbo, ironia e profonda sensibilità. Spettatori e spettatrici, oggi, si voltano verso quello schermo ormai spento. Quelle luci non risplendono più, ma restano accese nella memoria collettiva. Con lui se ne va un pezzo di cuore della TV, della Rai e del nostro Paese, come ha detto con commozione l’attuale dirigenza. Un gigante che aveva incanalato l’immaginazione popolare e la cultura italiana, e che si affacciava alla finestra del piccolo schermo ogni sera, a raccontare storie, emozioni e idee . Ogni epoca ha la sua personalità, ma loro (Baudo e Arbore) sono come parlare di Maradona e Pelé,”disse in un tributo Massimo Giletti nel 2024, nel tempo dei 70 anni della Rai: un riconoscimento limpido della sua statura nazionale. I cuori oggi si stringono in un abbraccio silenzioso. Qualcuno sussurra “L’ho inventato io…” - ma in realtà ci ha inventati lui, come italiani davanti a un televisore, con le nostre ambizioni, speranze, lacrime e applausi. E così resta: un patrimonio di ricordi, una voce che non si spegnerà mai del tutto.