Il 2025 si apre con segnali incoraggianti per il mercato discografico italiano, che conferma la sua solidità dopo un 2024 record. I dati diffusi dalla Fimi - la Federazione dell’industria musicale italiana, che rappresenta le principali etichette del Paese – rivelano infatti un mercato in espansione, con un fatturato complessivo superiore ai 208 milioni di euro, segnando una crescita del 9,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Cresce la musica in Italia: mercato discografico oltre 208 milioni (dati Fimi)
A spingere il mercato è soprattutto il digitale, che raggiunge 168,4 milioni di euro (+9,7%). Lo streaming rimane il vero motore della crescita, con un incremento del 9,9% che porta il giro d’affari a 166,4 milioni. A trainare sono soprattutto gli abbonamenti premium, che segnano un +12,7% fino a 113 milioni di euro, mentre lo streaming gratuito supportato dalla pubblicità vale 24,6 milioni, e i video musicali 28,4 milioni. Il download digitale continua invece la sua lenta agonia, scendendo del 5,1% a 1,9 milioni di euro.
La sorpresa più rilevante arriva però dal mercato fisico, che registra un aumento del 13%, toccando quota 33,3 milioni. Il vinile, tornato protagonista tra collezionisti e appassionati, cresce del 17% arrivando a 21,9 milioni, mentre il CD registra un incremento più contenuto, del 4,6%, per un fatturato complessivo di 11 milioni. Un segnale positivo, che contrasta con la tendenza globale verso la smaterializzazione della musica. Più critico invece il comparto delle sincronizzazioni – l’uso di brani in film, serie e pubblicità – in calo del 4,5% a 6,5 milioni di euro.
Senza questo segmento, la crescita complessiva del mercato italiano sarebbe stata del 10,2%. «I dati mostrano un andamento incoraggiante in un contesto europeo dove le principali economie musicali hanno segnato incrementi molto modesti o addirittura piatti», commenta Enzo Mazza, presidente della Fimi. Altra piacevole sorpresa, è l’evidente predilezione per il repertorio di casa nostra: nel primo semestre del 2025, il 90% delle Top Ten di album e singoli è infatti occupato da produzioni italiane.
Sul podio degli album spicca Olly, vincitore di Sanremo, seguito da “Santana Money Gang” di Sfera Ebbasta & Shiva; tra i singoli, il primo posto va a “Balorda nostalgia” di Olly, davanti a Giorgia con “La cura per me” e Achille Lauro con “Incoscienti giovani”. Sanremo resta un punto centrale per l’industria, ma anche una fonte di tensioni economiche. Le case discografiche hanno segnalato alla Rai che i costi per partecipare all’evento – tra logistica, alloggi e spese varie – sono ormai troppo alti. La richiesta è di portare il contributo per artista a 120mila euro, quasi il doppio dell’attuale tetto di 65mila. Altro nodo strategico è il tax credit musicale, strumento che consente di recuperare il 30% degli investimenti: «Ha sostenuto giovani emergenti e le etichette indipendenti, ma il plafond di 5 milioni annui andrebbe ampliato», osserva Mazza, auspicando di raggiungere 8-10 milioni.