Oggi, giorno della Festa nazionale francese, all’Eliseo verranno insignite 589 persone della prestigiosa Legion d’Onore. E tra i tanti nomi ufficiali, accademici, artisti, politici e militari, ce n’è uno che parla direttamente al cuore della società: Gisèle Pelicot. Settantadue anni, sopravvissuta a una delle storie più sconvolgenti mai ascoltate in un’aula di tribunale francese, Pelicot ha trovato il coraggio per raccontare dieci anni di inferno. Un inferno domestico, invisibile, condotto nell’apparente sicurezza della propria casa. Drogata regolarmente dal marito, veniva offerta ad altri uomini per essere violentata, ripetutamente, sistematicamente, senza sapere, senza poter opporsi, in quello che è stato definito un caso estremo di “sottomissione chimica”. A dicembre 2024, durante il processo tenutosi ad Avignone, Gisèle ha rifiutato che le udienze si svolgessero a porte chiuse scegliendo di esporre tutto.
Francia, Gisèle Pelicot e gli altri volti della Legion d’Onore
“La vergogna deve cambiare lato”, ha dichiarato, con una lucidità che ha spiazzato anche il più disincantato dei cronisti giudiziari. Quella frase, ripetuta da giornali e social, è diventata un manifesto. Non è un caso che il suo nome sia oggi uno dei più celebri simboli della lotta contro le violenze sessuali, non solo in Francia. Il presidente Macron ha voluto premiarla con il titolo di Cavaliere della Legion d’Onore. Un gesto che, per una volta, non sa di protocollo ma di riscatto. E che dice chiaramente da che parte sta lo Stato, almeno simbolicamente.
Accanto a lei, sullo stesso palco, ci saranno volti assai diversi, ma ugualmente significativi. Come Mona Ozouf, storica della Rivoluzione francese, specialista di scuola pubblica e laicità, autrice di saggi che hanno formato generazioni di insegnanti e intellettuali. Riceverà il grado più alto, quello di Grand’croix. Ozouf ha raccontato per tutta la vita cosa significhi essere cittadine e cittadini in una Repubblica, e oggi viene onorata per aver plasmato il pensiero civico del Paese.
Con lei, un altro "grande vecchio" della Repubblica: Pierre Mazeaud, giurista, presidente emerito del Consiglio costituzionale, ma anche alpinista – perché in Francia la passione civile può andare a braccetto con quella per le vette. Anche lui riceverà la Gran Croce. Un modo per dire che la competenza e l’impegno, quando uniti a integrità, possono ancora essere celebrati.
Tra i premiati compare anche Pharrell Williams, artista statunitense, stilista, direttore creativo di Louis Vuitton Uomo, icona pop ma anche imprenditore e filantropo. Riceverà il titolo di Cavaliere. Perché, anche se non è francese, ha contribuito con la sua immagine e la sua voce a promuovere i valori di creatività, inclusività e innovazione che la Francia vuole incarnare nel mondo. In tutto, le onorificenze saranno 589. Secondo i dati pubblicati dal Journal Officiel, 497 sono i nuovi cavalieri, 68 gli ufficiali, 18 i commendatori, 4 i grandi ufficiali e 2 i gran croce.
Tra i decorati, anche personalità della cultura come la scrittrice Leïla Slimani, la giornalista Sophia Aram, la cantante Sylvie Vartan e lo scrittore Marc Levy. E poi ancora rappresentanti del mondo politico – tra cui diversi ministri in carica come Éric Dupond-Moretti, Olivier Véran e Bruno Le Maire – e figure della scienza e dell’istruzione.