La libertà d’informazione, un tempo pilastro delle democrazie europee, sta progressivamente vacillando.
Lo scenario che emerge dal Media Freedom Report 2025, redatto da Liberties in collaborazione con 40 organizzazioni per i diritti umani dell’Unione Europea, è tutt’altro che rassicurante.
Le pressioni sui giornalisti aumentano, la concentrazione editoriale si intensifica, e i finanziamenti pubblici sembrano sempre più orientati a premiare le testate ''amiche'' dei governi in carica. Un segnale d’allarme che non può essere ignorato.
Media Freedom 2025: pressioni, censure e spyware in Europa
Secondo il rapporto, "la libertà dei media, la prima linea di difesa contro l’autoritarismo, si sta sgretolando in tutta l’Ue. I governi influenzano i media assegnando finanziamenti statali agli organi di informazione favorevoli al governo e utilizzando i media del servizio pubblico come strumenti di comunicazione''.
Uno dei problemi più gravi riguarda l’opacità della proprietà dei media. Stando al rapporto, in paesi come Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Italia, Malta e Paesi Bassi, risalire ai reali detentori del potere editoriale resta spesso un’impresa ardua. Il controllo di vasti segmenti dell’informazione è nelle mani di gruppi ristretti, famiglie o singoli imprenditori che operano tramite catene societarie poco trasparenti.
Una tendenza presente anche in Francia, Spagna, Svezia e Slovenia, dove il pluralismo è più formale che reale. La situazione peggiora ulteriormente quando si guarda alla sicurezza dei giornalisti. L’ambiente in cui operano diventa ogni anno più ostile. Le minacce verbali si moltiplicano, spesso accompagnate da aggressioni fisiche. Particolarmente vulnerabili le giornaliste, bersaglio di campagne d’odio e molestie online.
"Subiscono minacce e violenze diffuse, con le giornaliste più bersagliate, e si vedono negare le richieste di informazioni da parte dei funzionari pubblici", denuncia il report.
Le proteste legate a eventi sensibili, come il conflitto israelo-palestinese, hanno aggravato il fenomeno, con episodi documentati di violenze compiute anche da forze dell’ordine in Francia, Germania, Grecia, Ungheria e Spagna.
Il quadro si fa ancora più inquietante in Bulgaria, Italia, Slovacchia e Svezia, dove è stata rilevata una quota sproporzionata di intimidazioni nei confronti delle donne giornaliste.
Ma non basta. L’uso di spyware per sorvegliare reporter, in particolare quelli costretti all’esilio dalla Russia o dalla Bielorussia, resta un problema serio e diffuso. "La libertà di espressione e l’accesso alle informazioni non sono pienamente garantiti ai giornalisti in tutti gli Stati membri. Questo vale soprattutto per i giornalisti indipendenti e quelli di testate critiche nei confronti del governo", si legge nel documento.
Nel mirino del rapporto figura anche l’Italia, con particolare attenzione alla Rai, il servizio pubblico radiotelevisivo.
"Le principali preoccupazioni derivano dall’emittente pubblica Rai e dalle sue strutture di governance e di finanziamento, che attualmente la rendono vulnerabile alle interferenze politiche", denuncia Liberties. E a peggiorare il quadro, c’è la situazione di autocensura e le “pressioni senza precedenti” che molti giornalisti della Rai sarebbero costretti a subire.
A sottolineare il degrado democratico è anche la presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia, che in una nota amara afferma: “È davvero avvilente leggere il Report sulla Libertà di Stampa 2025, prodotto da Liberties, che ancora una volta presenta un quadro davvero preoccupante per l’Italia”.
Ancora più grave, secondo la presidente, è lo stallo che paralizza da oltre sei mesi la Commissione di Vigilanza: “Una situazione inaccettabile che sta impedendo il controllo democratico da parte di un organo di garanzia fondamentale per il nostro sistema informativo”. Poi la stoccata finale: “Questo immobilismo farà sprofondare l’Italia in una procedura di infrazione, che su questo tema sarebbe un’umiliazione. Ora la domanda è: Giorgia Meloni, di fronte a questo ennesimo monito dall’Europa, come reagirà?”.
Il documento non si limita alla denuncia, ma fornisce anche una serie di raccomandazioni all’Unione Europea.
Si chiede un impegno reale, costante e coordinato, per garantire un’informazione libera da condizionamenti: "L’Ue è ora nella fase cruciale di attuazione delle nuove norme in materia di media: è fondamentale che istituzioni europee, autorità nazionali e società civile lavorino insieme per proteggerne l’indipendenza".
Tra le misure urgenti proposte figurano: assicurare l’autonomia politica ed economica degli organi di regolazione e delle emittenti pubbliche, garantire trasparenza negli aiuti di Stato, vietare in modo rigoroso l’uso di spyware contro i giornalisti e implementare protezioni efficaci contro le SLAPP, le cause bavaglio che mirano a intimidire la stampa libera.