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Osservatorio politico - Regionali: il Pd guida il carro dei vincitori

Redazione
 
Osservatorio politico - Regionali: il Pd guida il carro dei vincitori
La vittoria (annunciata) in Emilia-Romagna e quella, faticosa e per questo più entusiasmante, in Umbria, restituiscono alla politica di casa nostra l'immagine di una sinistra potenzialmente capace di candidarsi a sostituire la coalizione di centro-destra che guida il Paese. E' ancora una ipotesi non a portata di mano, ma certo oggi più plausibile, confermando che, se alleati, le formazioni politiche che formano il contraddittorio arcipelago della sinistra possono riuscire in quella che, oggettivamente, oggi è un'impresa improba.

Quello che appare molto chiaro è che la sinistra ha nel Partito democratico la forza trainante, addirittura dominante, se si guarda ai risultati delle due consultazioni regionali. In Emilia-Romagna, il Pd è arrivato ad una manciata di voti per toccare il 43% delle preferenze, mettendo un mare di voti tra sé e gli alleati.

Alleanza Verdi Sinistra al 5,30% e Cinque Stelle al 3,55% hanno confermato di essere utili, ma non fondamentali. È forse brutale dirlo, ma è il quadro esatto della situazione, che, peraltro, certifica la caduta libera dei Cinque Stelle, ai minimi da anni e che pagano non solo, come potrebbe raccontare una narrazione giustificazionista, il conflitto tra Grillo e Conte, ma la confusione che emana dalla loro non lineare strategia.

Anche in Umbria il Pd si aggiudica la palma di partito maggiore, ma con percentuali meno eclatanti.

Il Partito Democratico si è attestato al 30,23%; il Movimento 5 Stelle al 4,71%; Alleanza Verdi e Sinistra al 4,28%.

E' ora di tutta evidenza che, passata l'euforia per la vittoria (in cui, se ci fate caso, tutti si dicono fondamentali, anche se hanno percentuali risibili e impietosamente umilianti rispetto ai passati successi), i partiti della sinistra dovranno ritrovarsi attorno ad un tavolo per capitalizzare il risultato e, magari, cercare di tentare di fare della coalizione che ha vinto in Emilia-Romagna e in Umbria un sistema e non una estemporanea risposta allo strapotere della destra.

Quindi, per Elly Schlein (nella foto), per strano che possa apparire, il difficile arriva ora, nella consapevolezza che una vittoria, seppure importante e dall'enorme significato simbolico (anche nei numeri), non vale nulla se su di essa non si costruisce un progetto che tenga comunque conto della specificità degli alleati, ma che non può tradursi in un sacrificio da parte del partito che ha stravinto.
Facile a dirsi, perché mettere insieme alcune delle personalità più egocentriche del panorama politico (non crediamo ci sia bisogno di farne i nomi) è una vera impresa perché ciascuno rivendica l'importanza del proprio ruolo, anche se non può ignorare il risultato del voto.

Ma, lo prendiamo ad esempio per comodità di racconto, Giuseppe Conti accetterà di vedere la sinistra allargata a Matteo Renzi?

Difficile pensarlo, anche se quanto accaduto in Liguria (dove Conte, quando i giochi erano praticamente fatti, si oppose alla presenza di Italia Viva nel cartello che sosteneva Andrea Orlando), ha consegnato la Regione al centro-destra, nonostante gli scandali che avevano travolto il ''sistema Toti''.

Allo stesso modo il Pd deve fare appello alla concretezza, cercando di convincere i potenziali alleati a stargli accanto e non a metterli alle strette. Lo sguardo è ora puntato verso altri appuntamenti, non vicini, ma ai quali arrivare convinti di potere vincere.
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