C’è qualcosa di profondamente seducente nei volti che hanno attraversato le intemperie del tempo, che non si nascondono dietro la maschera dell’eterna giovinezza, ma la sfidano a viso aperto. Demi Moore, oggi più che mai, è il volto di questa bellezza nuova, consapevole, luminosa e ferita. E non è un caso che sia proprio lei, a 62 anni, a conquistare la copertina più ambita dell’anno: quella di People, che l’ha incoronata “la donna più bella del 2025”. Un titolo che arriva non come un tributo all’apparenza, ma come il riconoscimento di un percorso.
People incorona Demi Moore “la donna più bella del 2025”
Di un corpo attraversato dal dolore e di un’anima che ha imparato a farne il proprio linguaggio. «Ho torturato per anni il mio corpo, mi sono punita per apparire bella, ma ora ho fatto pace», ha confessato Moore in un’intervista intima e toccante concessa al magazine americano. Parole che raccontano molto più di un trionfo estetico: sono il sigillo di una metamorfosi.
Dopo decenni di ruoli iconici ma spesso sottovalutati, Demi Moore ha riconquistato il centro della scena con The Substance, un horror visionario in cui interpreta una ex diva del fitness ossessionata dalla giovinezza. Una performance intensa e spiazzante che le è valsa la candidatura all’Oscar come miglior attrice protagonista e le ha consegnato tra le mani il suo primo Golden Globe. «Apprezzo di più tutto ciò che il mio corpo ha dovuto affrontare e che mi ha portata fin qui», ha dichiarato, lasciando trasparire la quieta gratitudine di chi ha lottato a lungo contro se stessa.
Ma non è solo il cinema ad averle restituito dignità e luce. Il Time l’ha inserita tra le 100 personalità più influenti dell’anno, definendola – per penna di Ryan Murphy – «una forza dirompente che ha plasmato la cultura per decenni». Un’icona che ha riscritto le regole: della maternità, della femminilità, del corpo, dell’invecchiamento. C’è una frase, nell’intervista a People, che potrebbe essere scolpita sul marmo: «Il dolore è la verità di tutte le cose». Moore ne parla con la chiarezza di chi non ha più bisogno di recitare. Rievoca un passato fatto di privazioni, allenamenti ossessivi – come quella volta in cui pedalò da Malibu agli studios della Paramount, oltre 40 chilometri – per inseguire un ideale estetico che ora le appare lontano, distorto, crudele. Oggi, confessa, ha riscoperto un rapporto più empatico con il proprio corpo: «Quando ero più giovane, sentivo che il mio corpo mi tradiva. Ora non agisco più da quella posizione. È una relazione molto più equilibrata». E ancora: «Mi fido quando mi dice che ha fame, che ha sete. Lo ascolto, e ho molta meno paura».
Dietro il personaggio pubblico si cela anche una figura familiare che non ha mai smesso di proteggere il nido. Con Bruce Willis, padre delle sue tre figlie – Rumer, Scout e Tallulah – ha saputo costruire un legame che ha resistito al naufragio del matrimonio: «A prescindere da come sia stato il rapporto esterno, siamo riusciti a mantenere la nostra famiglia in varie forme. Il principio fondamentale di dare priorità ai nostri figli non ha mai vacillato».
L’amore, per Demi Moore, parte da un principio sacro: «Senza amare te stesso, non puoi provare veramente amore per un altro». E se l’affetto oggi prende anche la forma tenera di un chihuahua chiamato Pilaf, non stupisce: «Se hai bisogno di pratica, puoi andare a trovare una piccola Pilaf. Perché lei è una tasca piena d’amore ogni giorno», dice con un sorriso. La serenità raggiunta si riflette in gesti quotidiani semplici e pieni di significato: una breve meditazione mattutina, la scrittura su un diario, un’alimentazione consapevole. «Mi piace il cibo ricco di nutrienti. Non mangio carne, ma mangio uova. Credo che gran parte del benessere risieda dentro e fuori», racconta. E aggiunge con candore: «Non sono perfetta. Bevo ancora Red Bull. Mi piace. Ma non molto. Una al massimo». La lezione è chiara: la perfezione non esiste. Esiste la verità, e quella verità – a volte amara, a volte luminosa – può diventare bellezza. Quella che non chiede permesso, che non si misura in taglie o in numeri, ma nella libertà di essere se stessa.