Non sappiamo proprio chi avrebbe dovuto intervenire: il WWF, Amnesty Internazionale, l'Onu o il Vaticano. Ma qualcuno lo avrebbe dovuto fare, qualcuno si sarebbe dovuto adoperare, tra coloro che sicuramente erano testimoni dello scempio, per salvare il soldato Genny.
Perché nessuno ha salvato il soldato Genny?
Lui, Gennaro Sangiuliano, ex ministro della Cultura e ora corrispondente della Rai da Parigi, merita la solidarietà dell'umanità, almeno di quella parte dell'umanità che per amore sacrifica tutto, a partire dalla dignità. E quella di Sangiuliano è stata letteralmente fatta a pezzi dall'inchiesta sui comportamenti della sua ex amante, Maria Rosaria Boccia.
Dalle carte dell'inchiesta, rese pubbliche dalla Verità, esce fuori l'immagine di un uomo letteralmente nella mani della persone che forse amava, ma che lo coartava, che gli impediva di fare qualcosa di cui lei non fosse a conoscenza, che lo spiava, che persino gli impediva di andare in bagno se non lasciando la porta aperta, forse temendo che, in quegli attimi di solitudine, potesse chiedere l'aiuto di una persona amica.
L'immagine di lui, del ministro, che emerge dalle indagini è sconvolgente e, se l'inchiesta mirava ad inchiodare Maria Rosaria Boccia al ruolo di virago sadico-nazista da filmetto di serie C, la pubblicizzazione dei suoi contenti distrugge ulteriormente la reputazione di Sangiuliano, del suo essere delle Istituzioni, del suo essere marito ed anche esponente di un partito.
Per la donna la Procura di Roma ha chiuso le indagini, ipotizzando, nei suoi comportamenti nei confronti di Sangiuliano, lo stalking, la diffamazione, le lesioni personali aggravate (lo squarcio al cuoio capelluto, lungo una decina di centimetri che l'allora ministro volle fotografare, in un disperato tentativo di avere in mano un'arma per difendersi) , l’interferenza illecita nella vita privata e il falso ideologico.
Il fascicolo redatto dai pm che si sono occupati della vicenda restituisce un quadro assurdo, una condizione in cui Sangiuliano era vittima di una serie di vessazioni che resta difficile da attribuire alla sola Boccia, vista la complessità di un progetto criminale che, mirato ad ottenere dei vantaggi personali (nomine, consulenze, regali e quant'altro), doveva passare per l'annientamento della personalità del ministro, annullandone di fatto la volontà e facendolo diventare una marionetta, eteroguidandolo in ogni istante della sua giornata, controllando il telefono personale da remoto, per verificare con chi e di cosa parlasse con i suoi interlocutori.
Persino costringendolo a registrare le conversazioni tra lui e la moglie, da mettere da parte a futura memoria. Per la serie: non si sa mai.
Persino ricattandolo con la falsa notizia di una gravidanza, che pure Sangiuliano aveva accettato come ipotesi, in fondo da galantuomo, pronto ad assumersi le sue responsabilità.
Poi piccole cattiverie, come imporre a ''Genny'' di togliere la fede matrimoniale e di non farsi vedere in giro con la moglie.
E la perfidia di ricordare al ministro il ruolo di sudditanza psicologica al quale la relazione lo ha ormai costretto: ''La vita è come un ristorante, nessuno se ne va senza pagare''. E lui, Genny, ha pagato un prezzo altissimo, e forse continua a pagarlo, perché Parigi, se val bene una messa, non è certo all'altro capo del mondo, non tanto lontano dal salvarsi dagli schizzi di fango che ne hanno travolto la vita, la reputazione, il rispetto di sé stesso.