Nel panorama economico italiano, ancora in cerca di equilibrio dopo le scosse della pandemia e i contraccolpi internazionali, il secondo rapporto dell’Osservatorio sulla crisi d’impresa di Unioncamere offre una fotografia dettagliata e a tratti contraddittoria della salute delle aziende italiane.
Crisi d'impresa, Unioncamere: raddoppio delle “composizioni negoziate” e ripresa delle liquidazioni (9.203)
I dati relativi al periodo 2021-2024 mostrano un sistema produttivo che cerca nuove strade per uscire dalle difficoltà finanziarie, ma che fatica ancora a diffondere pienamente una cultura della prevenzione e della gestione consapevole della crisi. Tra i segnali più significativi emersi, spicca il netto incremento del ricorso alla composizione negoziata della crisi d’impresa, introdotta come percorso volontario e stragiudiziale per consentire il risanamento delle imprese in difficoltà ma ancora vitali. Dopo un avvio timido, nel 2024 le domande presentate sono quasi raddoppiate, passando da 600 nel 2023 a 1.089.
Una crescita che testimonia la crescente fiducia degli imprenditori in questo strumento. “L’adesione alla composizione negoziata sta crescendo”, ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete (in foto). “Questo è un fatto positivo perché consentirà a tante aziende oggi in difficoltà di restare operative una volta riequilibrata la propria posizione. Lo strumento funziona e sta dando i suoi frutti. Emerge però una maggiore adesione e un superiore tasso di successo da parte delle imprese di maggiori dimensioni, in forza della propria organizzazione più solida e strutturata. Per questo, soprattutto le piccole imprese vanno supportate aiutando la consapevolezza dell’imprenditore, affinché approdino alla procedura senza indugio, non appena si presentano situazioni di difficoltà”.
Tuttavia, mentre cresce l’attenzione per strumenti di risoluzione preventiva, non si arresta l’emorragia delle imprese più fragili. Il 2024 ha registrato infatti un ritorno alla crescita delle procedure di liquidazione giudiziale, con 9.203 aperture. Un numero imponente, che fotografa il lato più drammatico del tessuto imprenditoriale italiano: quello delle aziende ormai fuori dal mercato, spesso troppo piccole e disorganizzate per reagire in tempo. Il rapporto di Unioncamere evidenzia che le imprese che accedono alla composizione negoziata sono prevalentemente società di capitale (81,5%) e strutturate tra i 2 e i 50 addetti (73,5%). Il 49,6% dichiara un valore della produzione compreso tra 1 e 10 milioni di euro, con una media di 56 addetti. I settori più rappresentati sono le attività manifatturiere (25,9%), il commercio all’ingrosso e al dettaglio (23,3%) e le costruzioni (12,2%). Colpisce la progressiva crescita, negli anni, della dimensione media delle aziende coinvolte: segno che lo strumento si rivolge soprattutto a imprese con una certa strutturazione interna. Al contrario, il tasso di successo risulta decisamente inferiore tra le micro e piccole imprese.
Questo divario evidenzia la necessità di rafforzare le politiche di accompagnamento e di diffusione della cultura della prevenzione anche tra le realtà più minute. Rimane invece contenuto il ricorso al concordato semplificato, utilizzabile solo in assenza di alternative all’esito della composizione negoziata. Nel 2024 sono state presentate 85 domande, contro le 69 del 2023. Le imprese che vi accedono hanno una media di 15 addetti e un valore della produzione di circa 4 milioni di euro. Si tratta dunque di realtà ancora più sottodimensionate rispetto a quelle che optano per la composizione negoziata.
Anche qui, i settori prevalenti sono il manifatturiero (23,8%), il commercio (19%) e le costruzioni (16,7%). Stabile, invece, il ricorso agli accordi di ristrutturazione dei debiti, con oltre 300 aperture all’anno e 326 nel 2024. Il valore medio della produzione per queste imprese è di 13 milioni di euro, mentre il numero medio di addetti è pari a 70. A fare da protagoniste, ancora una volta, sono le società di capitali (83,7%), in particolare quelle con un valore della produzione fino a 250.000 euro (33,3%) e, in seconda battuta, quelle comprese tra 1 e 10 milioni (34,4%). I settori principali risultano il manifatturiero (21,4%) e le attività immobiliari (18,5%).
In flessione negli ultimi anni, ma con un timido segnale di ripresa, il concordato preventivo è passato da 1.067 aperture nel 2021 a 678 nel 2023, per poi risalire leggermente nel 2024 a 762 aperture. Le imprese coinvolte sono per l’88,7% società di capitali, con un valore della produzione tra 1 e 25 milioni di euro nel 54% dei casi. Per quanto riguarda gli addetti, il 41% si colloca nella fascia tra 10 e 49 dipendenti. Il 31,2% delle imprese appartiene al settore manifatturiero e il 19% al commercio. La liquidazione coatta amministrativa, strumento destinato principalmente a cooperative e consorzi, ha registrato nel 2024 un totale di 236 procedure, in leggera crescita rispetto agli anni precedenti.
I dati sono parziali: solo 27 imprese su 236 hanno dichiarato il numero degli addetti (media pari a 19) e il valore della produzione (pari a 2 milioni di euro). Il 98,3% delle imprese coinvolte è costituito da cooperative, consorzi e società consortili, attivi soprattutto nelle costruzioni (17%) e nella sanità e assistenza sociale (16,2%). Infine, il dato più allarmante: le liquidazioni giudiziali. Le 9.203 aperture del 2024 coinvolgono imprese con una media di appena 6 addetti e un valore medio della produzione pari a 1 milione di euro. In otto casi su dieci (80,9%), si tratta di società di capitali. I settori più colpiti sono il commercio all’ingrosso e al dettaglio (24,7%), le costruzioni (19,7%) e le attività manifatturiere (17,4%). Tutti indicatori che confermano la fragilità delle imprese più piccole, meno strutturate e meno capaci di intercettare per tempo i segnali della crisi. A questo proposito, un dato che merita una riflessione è quello che emerge dall’analisi dei 662.244 bilanci depositati presso le Camere di commercio nel 2023. Solo il 3,5% delle aziende — ovvero 22.806 — ha dichiarato di aver adottato assetti organizzativi, contabili e amministrativi adeguati alla natura e alla dimensione d’impresa, strumenti fondamentali per intercettare in anticipo i segnali di difficoltà.