Al consumatore medio sfugge che, nelle dinamiche del commercio, oggi compra quello che qualcuno ha acquistato o commissionato molti mesi prima. Pensate ai pantaloncini e alla magliette che si comprano ad inizio estate e che i distributori hanno però scelto almeno un paio di stagioni prima.
Usa: senza decorazioni "Made in China" c'è il rischio di una Natale triste
La premessa serve per fare capire che oggi, a un passo dall'estate, si pensa a come allestire vetrine e scaffali del prossimo inverno, periodo in cui ricade il Natale, festa religiosa, ma anche festività tout court, quando tutti sperano di essere felici e lo mostrano addobbando la loro casa, gli uffici, le strade.
E dov'é che quasi tutto il mondo compra decorazioni ed addobbi se non in Cina, che monopolizza la produzione? Negli anni passati nelle fabbriche del Paese del Dragone questi giorni fioccavano gli ordini, a cominciare dagli Stati Uniti dove decorare gli ambienti a Natale è un obbligo per tutti.
Ma oggi i produttori cinesi di alberi di Natale in plastica e altre decorazioni sono molto preoccupati perché non sono arrivati ordini dai clienti statunitensi, come accadeva in passato.
Perché?
Il ''perché'' ha un nome ed un cognome, ha i capelli di un colore indefinito, come la pelle del viso, ed abita in una bella casa tutta bianca, al numero 1600 di Pennsylvania Avenue, a Washington. Si chiama Donald Trump e ha sparato a palle incatenate contro il sistema dei dazi, imponendone di nuovi e più alti a tutti, non facendo distinzione tra amici (veri) e nemici (un po' meno veri).
Quanto sta accadendo sui mercati mondiali è sotto gli occhi di tutti. Quello che non tanti sanno è che circa il 90 per cento delle decorazioni che vengono acquistate a Natale negli Stati Uniti (per un valore di circa quattro miliardi di dollari) arriva proprio dalla Cina. Prima o poi, le decorazioni arriveranno - perché la richiesta si presume alta, come in passato -, ma costeranno molto di più perché è scontato che dei dazi qualcuno dovrà pagare il prezzo e tutto lascia pensare che alla fine saranno i consumatori americani.
I produttori cinesi si stanno trovando davanti ad una situazione totalmente inattesa e il rischio che potrebbero dovere affrontare è quello di non trovare mercati alternativi rispetto a quello statunitense, che assorbiva gran parte di quello che usciva dalle fabbriche.