Cultura

Il leone alato di San Marco forse arriva dalla Cina: nuova ipotesi sulle origini del simbolo di Venezia

di Redazione
 
Il leone alato di San Marco forse arriva dalla Cina: nuova ipotesi sulle origini del simbolo di Venezia
Venezia è da sempre un palcoscenico dove storia e mito si intrecciano come i fili preziosi di un arazzo rinascimentale. Ogni angolo della città lagunare sembra un’opera d’arte sospesa tra acqua e cielo: i campanili che svettano come pennellate verticali, i tetti rossi che ricordano una tavolozza accesa e i canali che scorrono come linee liquide di un quadro impressionista. In questo scenario, il leone alato – emblema della Repubblica di Venezia e custode di Piazza San Marco – è molto più che una scultura: è il cuore araldico di un’intera civiltà. Eppure, secondo nuove ricerche, quel leone di bronzo che da secoli osserva i veneziani dall’alto di una colonna potrebbe avere origini insospettabili, lontane migliaia di chilometri, in Cina. Lo studio, pubblicato sulla rivista Antiquity e rilanciato dalla CNN, porta la firma dei ricercatori dell’Università di Padova. Analizzando gli isotopi di piombo del metallo, hanno scoperto che il rame utilizzato nella lega di bronzo del leone non proveniva dall’area mediterranea – come si era creduto a lungo – ma dal bacino del fiume Yangtze, in Cina. Un dato che cambia radicalmente la prospettiva: la statua lunga quattro metri e alta più di due, installata nella Piazzetta San Marco nel XIII secolo, non sarebbe frutto della maestria locale né di botteghe siriane o anatoliche, ma piuttosto di una manifattura vicina alla dinastia Tang (618–907 d.C.). A confermarlo, spiegano gli studiosi, è anche lo stile del muso e la presenza di cicatrici riconducibili alla rimozione di corna, elementi estranei alla tradizione veneziana ma tipici delle sculture funerarie cinesi. La colonna su cui poggia il leone proviene invece dall’Anatolia, oggi Turchia, a testimonianza di una stratificazione di viaggi, commerci e restauri. Il primo intervento documentato risale addirittura al 1293. Ma chi portò in laguna questa scultura esotica? Qui la storia si fa affascinante.

Secondo gli studiosi, non si può escludere che siano stati il padre e lo zio di Marco Polo – durante il loro soggiorno alla corte di Kublai Khan, tra il 1264 e il 1268 – a favorirne l’acquisizione. All’origine, spiegano, l’opera poteva essere uno zhènmùshòu, una creatura leonina posta a guardia delle tombe imperiali. Tornata in Italia, sarebbe stata “discretamente e laboriosamente riadattata” per trasformarsi nell’icona cristiana di San Marco: corna eliminate, una sorta di criniera aggiunta e un’aura di sacralità che la rese perfettamente funzionale al messaggio politico e religioso della Serenissima. “In una sconcertante assenza di informazioni scritte, l’intenzione e la logistica del suo viaggio a Venezia rimangono sfuggenti e aperte all’interpretazione”, hanno osservato i ricercatori citati dalla CNN. “Se l’installazione del Leone doveva trasmettere un forte messaggio politico difensivo, oggi possiamo leggerla anche come simbolo della straordinaria interconnessione del mondo medievale”. L’ipotesi apre insomma nuove prospettive sulla città che più di ogni altra ha costruito la sua identità sulla fusione di culture, commerci e arte. Se davvero il leone alato venisse dall’Estremo Oriente, Venezia confermerebbe ancora una volta la sua natura di crocevia tra Oriente e Occidente: un luogo dove nulla è mai solo locale, ma sempre intreccio, contaminazione, viaggio.
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