Economia

Carrefour Italia, cresce la tensione tra i lavoratori

Redazione
 
Carrefour Italia, cresce la tensione tra i lavoratori

I lavoratori di Carrefour Italia entrano ufficialmente in stato di agitazione. Le sigle sindacali Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs hanno proclamato la mobilitazione a livello nazionale, chiedendo un incontro urgente in sede istituzionale per fare chiarezza sulla permanenza della multinazionale francese nel nostro Paese, dopo settimane di indiscrezioni su una possibile uscita dal mercato italiano.

Carrefour Italia, cresce la tensione tra i lavoratori

In una nota unitaria, i sindacati denunciano il silenzio e l’ambiguità dell’azienda, che si è limitata a risposte evasive sia durante gli incontri nazionali sia nei contatti diretti con Carrefour Group. «Abbiamo chiesto ufficialmente una smentita delle notizie di disimpegno dal mercato italiano, ma non è mai arrivata. Questo non fa che aumentare la preoccupazione tra gli oltre 10mila dipendenti diretti e i circa 14mila lavoratori impiegati nella rete in franchising e negli appalti», si legge nel comunicato.

Durante l’ultimo incontro del 21 luglio 2025, tenutosi alla presenza delle rappresentanze sindacali aziendali (Rsa e Rsu), i referenti di Carrefour non sono stati in grado di fornire risposte chiare o rassicuranti. Una situazione che aggrava ulteriormente il clima di incertezza nei punti vendita e nei centri logistici dell’insegna francese, già colpita da un andamento negativo dei fatturati.

Filcams, Fisascat e Uiltucs chiedono un’inversione di rotta e nuovi investimenti nella rete vendita, da tempo in sofferenza per mancanza di risorse e strategia. Secondo i sindacati, il deterioramento dei risultati economici sta avendo ripercussioni dirette sulle condizioni di lavoro, già messe alla prova da turni discontinui, carichi eccessivi e carenza di personale.

«Serve un piano industriale serio che punti al rilancio, non all’abbandono», dichiarano i rappresentanti sindacali. «Carrefour è ancora un marchio di riferimento nella grande distribuzione in Italia, ma senza investimenti e senza un chiaro impegno del gruppo, il rischio è quello di una lenta e dolorosa dismissione».

Le organizzazioni sindacali chiedono ora l’apertura di un tavolo di confronto presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, per costringere l’azienda a fare chiarezza sul proprio futuro e garantire tutele per i lavoratori. «Non possiamo più attendere risposte che non arrivano. La preoccupazione è reale e fondata. È il momento della trasparenza e della responsabilità sociale», concludono le sigle.

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