Nonostante le nuvole che ancora avvolgono il panorama economico globale, il 2024 ha segnato un punto di svolta per la finanza degli enti locali italiani. Una ripresa delle riscossioni tributarie, unita a una contemporanea diminuzione dei trasferimenti statali, ha aperto la strada a una fase di consolidamento per Comuni, Province e Città Metropolitane.
Comuni, riscossioni e pagamenti in crescita nel 2024: +14%. Corte dei Conti: migliora la liquidità
A spiccare è l'impennata delle entrate in conto capitale, un vero e proprio volano per gli investimenti, attribuibile in larga parte all'implementazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Quest'ultimo, infatti, ha rilanciato il ruolo strategico degli enti territoriali nel processo di ripartenza economica e sociale del Paese. Le previsioni per il 2025 indicano un ulteriore miglioramento dei conti pubblici, con un'attesa contrazione del deficit e un rafforzamento dell'avanzo primario, seppur a fronte di una maggiore spesa per interessi.
Queste le conclusioni emerse dalla Relazione sulla gestione finanziaria di Comuni, Province, Città metropolitane per gli esercizi 2022-2024, un documento cruciale approvato dalla Sezione autonomie della Corte dei conti. Lo studio ha esaminato i rendiconti di ben 7.489 enti, di cui 7.392 Comuni, i cui dati sono confluiti nella Banca dati delle amministrazioni pubbliche della Ragioneria generale dello Stato.
Approfondendo i dati, l'analisi dei flussi di cassa dei Comuni nel periodo 2021-2024 rivela una dinamica positiva: un aumento del 14% sia nelle riscossioni che nei pagamenti, con una crescita della liquidità che sfiora il 27,8%. Questo miglior equilibrio gestionale e la minore dipendenza da aiuti esterni sono confermati da una diminuzione della cassa vincolata e da un uso più contenuto delle anticipazioni di tesoreria, scese del 41,5%. Le entrate complessive sono aumentate del 13,7%, trainate in particolare da tributi ed entrate extratributarie. Il vero balzo in avanti, tuttavia, si è registrato per le entrate e le spese in conto capitale, rispettivamente con un +55% e un +70,1%, chiaramente sostenute dal PNRR.
I progetti finanziati si concentrano prevalentemente nei settori dell'istruzione e delle infrastrutture sociali, assorbendo circa il 70% dei fondi disponibili. Nel 2023, il risultato di amministrazione dei Comuni ha raggiunto i 60 miliardi di euro (+4,6%), beneficiando anche di un cospicuo aumento del fondo cassa iniziale e dei residui attivi. Si registra una contrazione del disavanzo della parte disponibile, segnale di una gestione più oculata, anche se gli spazi per una spesa autonoma rimangono piuttosto ristretti.
Permangono, tuttavia, situazioni critiche: oltre 900 Comuni chiudono i bilanci in disavanzo, evidenziando la necessità di interventi mirati per assicurare la sostenibilità nel lungo periodo. Un campanello d'allarme è rappresentato da un leggero incremento dei debiti fuori bilancio, un'inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti. Questi derivano principalmente da sentenze esecutive e risultano per lo più già coperti da appositi stanziamenti. Il fenomeno assume connotati più gravi nei Comuni in dissesto, il cui numero è in aumento (34 nuove dichiarazioni nel 2024, su 227 procedure aperte a fine anno).
Si tratta di situazioni che si concentrano soprattutto in Calabria, Campania e Sicilia, con una durata media tra i 6 e gli 8 anni che non sempre porta a un effettivo risanamento. Le procedure di riequilibrio finanziario pluriennale, pur consistenti (260 al 31 dicembre 2024), si sono spesso rivelate intempestive e inefficaci, trasformandosi frequentemente in dissesto. La magistratura contabile ribadisce, dunque, l'urgenza di una revisione del quadro normativo di riferimento.
Il patrimonio immobilizzato dei Comuni mostra una crescita di oltre il 4%. Le immobilizzazioni materiali continuano a essere la componente preponderante dell'attivo, ma si nota un significativo incremento del 17% delle immobilizzazioni immateriali. Parallelamente, il debito è in calo, sebbene gli oneri rimangano rilevanti a causa della rigidità dei bilanci e della limitatezza delle risorse correnti. Il debito medio pro-capite si mantiene stabile, appena oltre i 1.360 euro, con i Comuni più piccoli che mostrano una maggiore esposizione. Si registra inoltre un aumento del 7,3% nei debiti verso i fornitori.
La situazione finanziaria di Province e Città Metropolitane evidenzia segnali di consolidamento, nonostante le persistenti rigidità strutturali, spesso legate all'incerta definizione del loro ruolo istituzionale. Nel 2023, grazie a misure di sostegno per viabilità, scuole e costi energetici, le entrate delle Province sono aumentate del 6,4%, raggiungendo quasi 9 miliardi di euro. Anche in questo caso, le risorse del PNRR si sono rivelate fondamentali per la crescita delle spese in conto capitale (+34,9%), assorbite principalmente dagli investimenti nel settore dei trasporti. Anche le entrate e le spese di parte corrente hanno registrato un incremento, sia in termini di competenza che di cassa.
Il patrimonio immobilizzato delle Province si mantiene stabile, costituendo in media il 74% delle attività totali e composto quasi interamente da beni materiali. Le variazioni più significative riguardano le immobilizzazioni immateriali e finanziarie, correlate a iniziative di digitalizzazione e manutenzione.
L'indebitamento provinciale è in calo (-2,6% nel biennio), con i debiti di finanziamento che ne rappresentano la quota maggiore. Infine, le 14 Città Metropolitane hanno mostrato un netto miglioramento finanziario nel 2023: le entrate correnti sono cresciute del 4,5% e l'avanzo per spesa corrente si è drasticamente ridotto (da -43%). Gli investimenti hanno registrato un notevole aumento del 44%, e il saldo in conto capitale è raddoppiato. Il risultato di competenza è salito a 1,09 miliardi di euro (+4,8%), mentre l'equilibrio complessivo ha visto un miglioramento del 23,3%. Il patrimonio immobilizzato è cresciuto del 9% e il debito è diminuito del 10%, pur rimanendo concentrato nelle principali aree urbane.