Politica
Draghi avverte l’Europa: “Serve nuova velocità, il modello di crescita si sta dissolvendo”
Redazione

A un anno dalla presentazione del suo Rapporto sulla competitività, Mario Draghi è tornato a Bruxelles per fare il punto sulla situazione europea. L’ex premier italiano ed ex presidente della Bce ha descritto un quadro preoccupante, l’Europa, ha osservato, si trova in una condizione più difficile rispetto al 2024, con un modello di crescita che si sta dissolvendo, vulnerabilità in aumento e l’assenza di un percorso chiaro per finanziare gli investimenti necessari. Secondo Draghi, questa inazione non mette a rischio soltanto la competitività, ma anche la sovranità del continente.
Draghi avverte l’Europa: “Serve nuova velocità, il modello di crescita si sta dissolvendo”
L’ex premier ha ricordato che il suo Rapporto aveva indicato tre priorità fondamentali: colmare il divario di innovazione nelle tecnologie avanzate, tracciare un percorso di decarbonizzazione che sostenga la crescita e rafforzare la sicurezza economica. Se da un lato cittadini e imprese hanno accolto con favore una diagnosi chiara, dall’altro, ha sottolineato Draghi, cresce la frustrazione verso un’Europa percepita come troppo lenta, incapace di adeguarsi alla velocità del cambiamento globale.
Sul fronte internazionale, Draghi ha rimarcato come Stati Uniti e Cina siano molto meno vincolati nei processi decisionali, pur nel rispetto della legge, mentre l’Ue tende a giustificare la propria lentezza con la complessità istituzionale. Continuare con l’approccio attuale, ha avvertito, significa rassegnarsi a restare indietro. Servono invece rapidità, portata e intensità, risultati concreti in mesi, non in anni.
A questo proposito, l’ex presidente della Bce ha citato il recente accordo commerciale sui dazi, evidenziando come l’Europa abbia dovuto accettare condizioni in gran parte dettate dagli Stati Uniti, a causa anche della dipendenza militare da Washington. Ha inoltre ricordato che il debito pubblico europeo è destinato a crescere di dieci punti percentuali nel prossimo decennio, fino a raggiungere il 93% del Pil, sulla base di scenari di crescita più ottimistici della realtà attuale.
Draghi ha anche affrontato la questione dell’intelligenza artificiale. Se in Europa sono in corso progetti significativi, come la costruzione di almeno cinque giga fabbriche di IA con oltre 100.000 Gpu avanzate ciascuna, e la capacità dei centri dati è destinata a triplicare nei prossimi sette anni, il divario con Stati Uniti e Cina resta netto. Nel 2024 gli Usa hanno prodotto quaranta grandi modelli di base, la Cina quindici e l’Ue soltanto tre. Tra le piccole e medie imprese, l’adozione delle nuove tecnologie è ancora limitata.
L’ex premier ha poi avvertito che per la sopravvivenza dell’Europa sarà necessario infrangere tabù di lunga data, adottare tempistiche concrete e risultati misurabili. Ha richiamato come esempio i grandi successi del Mercato Unico e dell’euro, resi possibili da fasi definite, traguardi chiari e impegno politico costante.
Sul tema finanziario, Draghi ha aperto alla possibilità di un debito comune europeo, spiegando che non amplificherebbe automaticamente lo spazio fiscale, ma consentirebbe di finanziare progetti su larga scala in settori cruciali come innovazione, difesa ed energia, dove la spesa nazionale frammentata non è più sufficiente.
Per quanto riguarda difesa e spazio, l’ex presidente della Bce ha sottolineato la necessità di superare la frammentazione industriale, favorendo fusioni e concentrazioni per ridurre duplicazioni e accelerare l’innovazione, seguendo l’esempio degli Stati Uniti e dell’Asia. Ha inoltre ricordato che la decarbonizzazione rappresenta il percorso migliore per garantire l’indipendenza energetica dell’Europa, ma richiede investimenti più rapidi in reti, interconnessioni e nucleare. Tuttavia, tali misure non abbasseranno subito i prezzi dell’energia; nell’immediato, occorre intervenire sul funzionamento dei mercati del gas e sul legame tra gas ed elettricità.
Draghi ha concluso con un monito: il resto del mondo ha già infranto i propri limiti, ora tocca all’Europa compiere passi mai tentati prima per non rimanere indietro.