L’Unione Europea ha avviato il processo di consultazione pubblica sul bilancio pluriennale 2028-2034. Al centro del dibattito ci sono oltre mille miliardi di euro, pari all’1% del Pil dell’Unione, provenienti principalmente dai contributi degli Stati membri.
L’Europa ascolta i cittadini: sanità, giovani e difesa nel futuro bilancio Ue
Per la prima volta, la Commissione ha invitato a Bruxelles 150 cittadini selezionati in modo casuale nei 27 Paesi dell’Unione per partecipare a un processo deliberativo. I partecipanti, chiamati «citizen», sono stati suddivisi in gruppi di lavoro tematici. Dopo mesi di confronto, inclusi tre incontri (uno online), hanno elaborato proposte da sottoporre alle istituzioni europee.
Il lavoro dei citizen non ha solo un valore simbolico: le loro indicazioni saranno utilizzate per orientare la proposta della Commissione, attesa per luglio 2025. Il bilancio settennale rappresenta lo strumento principale di investimento dell’Unione e nel precedente ciclo, tra il 2021 e il 2027, ha raggiunto quasi 2.000 miliardi di euro grazie all’inclusione del Next Generation EU. Ma la nuova cornice finanziaria si apre in un contesto geopolitico e tecnologico mutato, che richiede scelte strategiche su scala continentale.
Tra i temi più discussi emerge la difesa. Sebbene il bilancio europeo non possa finanziare direttamente la produzione militare, uno dei gruppi di lavoro – composto da cittadini di Germania, Francia, Spagna, Slovenia e Romania – ha sollecitato investimenti in infrastrutture dual use, cioè utilizzabili sia per scopi civili che militari. Rientrano in questo ambito i satelliti, considerati fondamentali per la sicurezza strategica e per contrastare il dominio globale di SpaceX. Secondo i citizen, progetti di questo tipo richiedono finanziamenti transfrontalieri, poiché nessun singolo Stato membro dispone dei mezzi per competere da solo.
L’attenzione si è concentrata anche sulla cybersicurezza. I partecipanti hanno richiamato l’attenzione sul crescente rischio di minacce digitali e sulla necessità di rafforzare le difese informatiche europee. «Possiamo avere le armi più potenti del mondo, ma cosa ce ne facciamo se tutti i sistemi sono down come è successo qualche settimana fa in Spagna?», ha dichiarato uno dei partecipanti. La NATO ha fissato al 1,5% del Pil la soglia minima di investimento in questo settore per i Paesi membri, e i cittadini ritengono che anche l’Unione debba contribuire a questo obiettivo.
Il concetto di difesa, nella visione emersa a Bruxelles, comprende anche l’indipendenza industriale e la capacità produttiva. Le armi europee, infatti, sono spesso acquistate da produttori statunitensi, il che comporta un flusso di capitali fuori dal continente. I citizen chiedono che i fondi dell’Unione siano impiegati anche per sostenere la ricerca militare e l’interoperabilità tra i sistemi armati degli Stati membri, in modo da ridurre i costi e migliorare l’efficienza. «Per avere un’Europa più indipendente anche da Usa e Nato ci occorre una difesa più forte e armonizzata», ha dichiarato un partecipante durante la Plenaria finale.
Ma non tutti condividono questa visione. Alcuni ritengono che la minaccia militare sia sovrastimata e che risorse così ingenti andrebbero destinate a occupazione e istruzione. «La Russia non invaderà mai l’Europa», ha affermato un altro partecipante, manifestando una preferenza per politiche sociali e di sviluppo umano.
La difesa, in effetti, non è risultata in cima alle priorità dei 150 citizen. Al primo posto c’è la sanità, seguita dalla riduzione delle disparità regionali e dal sostegno ai giovani. Al quarto posto si colloca l’istruzione, seguita appunto dalla difesa. I temi sociali restano dunque centrali nella percezione pubblica. Alcuni partecipanti italiani hanno proposto l’introduzione di un obbligo europeo di retribuzione dignitosa per gli stage, mentre altri hanno sollecitato maggiori fondi per PMI e startup, considerate cruciali per la competitività europea.
Altri due ambiti che i citizen considerano strategici sono l’innovazione tecnologica e la sostenibilità ambientale. «La sovranità del nostro continente dipende anche dagli sforzi nell’innovazione», ha spiegato un partecipante. «Tecnologia e ambiente possono convivere: insieme faranno progredire la nostra economia e ci regaleranno un futuro equo e sostenibile», ha aggiunto un altro.
Al termine del processo, i 150 cittadini hanno consegnato un documento contenente le loro proposte al commissario europeo al Budget, il polacco Piotr Serafin. «Vogliamo sapere cosa vi serve: il bilancio è per i cittadini, non per le istituzioni», ha dichiarato Serafin durante l’incontro conclusivo. «Ci concentreremo sui servizi pubblici e l’istruzione, sosterremo le imprese e miglioreremo l’uso dei fondi nazionali. In questi anni ci impegneremo per realizzare i vostri sogni».
Tuttavia, per dare corpo a queste ambizioni, saranno necessarie maggiori risorse. Secondo il report sulla competitività redatto da Mario Draghi, l’Europa dovrebbe investire 750-800 miliardi di euro in più ogni anno per restare al passo con le sfide globali. Il bilancio pluriennale, distribuito su sette anni, risulta insufficiente. Anche il Parlamento europeo ha sottolineato che il tetto di spesa attuale, pari all’1% del reddito nazionale lordo dell’Ue, non basta più a gestire un numero crescente di crisi e transizioni.
A queste criticità si aggiunge il nodo politico del debito comune europeo. Draghi lo considera indispensabile per finanziare investimenti strategici senza gravare esclusivamente sui bilanci nazionali. Un passo che, se compiuto, segnerebbe una svolta storica nell’integrazione finanziaria dell’Unione.
Da domenica 18 maggio 2025, data di chiusura della Plenaria dei citizen, il commissario Serafin può lavorare con una nuova consapevolezza, arricchita dalla voce dei cittadini. Un partecipante italiano ha sintetizzato così l’esperienza: «Dopo questa esperienza torno a casa più europeo». Le scelte future dell’Unione, e il bilancio che le sosterrà, avranno ora anche il timbro dei cittadini.