L'esito incerto del vertice di ieri, che ha visto alla Casa Bianca Trump incontrare i leader europei, conferma quanto ancora lontana sia la soluzione della crisi ucraina. Né potrebbe essere altrimenti, visto che, ad augurare un ''buon lavoro'' a Trump ed ai suoi ospiti, ci ha pensato Mosca scatenando il più pesante attacco aereo contro obiettivi ucraini dal mese di luglio.
Ucraina: il vertice Usa-Europa era necessario, ma la soluzione è ancora lontana
Eppure dal vertice sono giunti segnali di ottimismo, che è comunque un atteggiamento dettato dalle regole della diplomazia, quelle che impongono di perseguire un risultato anche contro ogni evidenza. E, quando dietro le loro spalle si sono chiuse le porte della Casa Bianca, nelle mani, nei cuori e nelle menti dei principali rappresentanti dell'Europa non c'era praticamente nulla. Perché la vaghe promesse di Trump, di garantire o contribuire a garantire la sicurezza dell'Ucraina, sono apparse come un passaggio obbligato dal punto di vista della comunicazione, ma di poca ''sostanza'', conoscendo anche il carattere del presidente americano, non sempre incline a dare seguito alle sue rassicurazioni se, per dirla brutalmente, non porta a casa nulla.
Lo sapevano i leader europei e continuano a saperlo anche ora, quando è giunto il momento di tirare le somme di un incontro che non poteva essere decisivo - questo lo sapevano tutti, considerandolo l'onda lunga dello straniante vertice di Anchorage, strabiliante successo di Putin e della dottrina diplomatica di Mosca, con Trump a dir poco arrendevole -, ma che almeno contribuisse a mettere qualche punto fermo nell'agenda verso la pace,
Il clima del dopo vertice è riassunto dalle parole del presidente francese Emmanuel Macron, che ha detto con pragmatismo che ''siamo ben lontani dal cantare vittoria", quasi l'ammissione di come le speranze europee si siano infrante contro lo scoglio di una situazione di fatto, in cui colui il quale doveva fare da mallevadore e garante di un percorso di pace - Donald Trump, quello che aveva promesso che avrebbe risolto la crisi in poche ore, dopo il suo ritorno alla Casa Bianca - non abbia fatto altro che ripetere le pretese di Mosca, quasi prendendone atto, quasi attribuendo ad esse il crisma dell'ineluttabilità.
Il fatto stesso che, dalle parole ''ufficiali'', sia spartito qualsiasi riferimento alla sola leva di pressione che possa fare presa su Putin - l'inasprimento delle sanzioni economiche . fa capire tanto, se non addirittura tutto.
C'è poi da considerare un altro aspetto: quello delle poche certezze che derivano dall'analizzare parole ed opere di Trump che, poche ore dopo avere parlato di garanzie di sicurezza per l'Ucraina, di fatto l'unico elemento apparentemente positivo del vertice, è sembrato essere colto da uno dei suoi soliti ripensamenti o, se più aggrada, rimodulazione delle proprie posizioni.
Lo ha fatti quando, nel solito messaggio social, ha precisato che tali garanzie sarebbero state "fornite dai vari Paesi europei, in coordinamento con gli Stati Uniti d'America", suggerendo che l'impegno di Washington sarebbe stato meno significativo di quello che da questo lato dell'Oceano si sperava.
Il cessate il fuoco, ritenuto necessario prima dell'avvio auspicato di colloqui di pace, è sparito dall'agenda del vertice, anche perché per Trump non è che fosse un elemento scontato. Anche se il presidente Macron e il cancelliere tedesco Friedrich Merz hanno detto che non si possono avviare negoziati sotto il sibilo delle bombe.
Ma Trump ha mostrato di credere nella sincerità di Putin riguardo al suo dichiarato desiderio di pace.
Convinto lui...