Anche questa estate della politica, come le precedenti e, purtroppo, come potrebbe accadere in futuro, vive di argomenti e polemiche evergreen. Come, caso di queste ore, il sovraffollamento delle carceri e i suicidi nelle celle (che per il guardasigilli Nordio - che per questo è stato sommerso dalle critiche - non possono essere definiti un'emergenza) e lo zoppicante iter di applicazione dei dispositivi elettronici, che dovrebbero essere un deterrente delle violenze di genere e che invece tali non sono.
Giustizia, dal sovraffollamento delle carceri ai dispositivi anti-stalking: la solita estate di polemiche
Come dimostra l'ultimo caso di un uomo che, in Liguria, approfittando del malfunzionamento del dispositivo che avrebbe dovuto tenerlo lontano dall'ex moglie, l'ha ''tranquillamente'' uccisa a coltellate.
La carceri italiane non è che stiano peggio, in termini di numeri, rispetto a quelle di altri Paesi ''civili''.
Ma in Italia, mentre il numero dei detenuti cresce, gli istituti sono gli stessi, essendo l'edilizia penitenziaria quasi ferma e, comunque, in netto ritardo rispetto alla massa di coloro che delinquono e che finiscono per essere oggetto di un provvedimento restrittivo. Ma, a differenza di quanto accade altrove, a fare scandalo sono le condizioni in cui si trovano le nostre carceri, spesso al limite della decenza, anzi andandoci ben oltre.
Perché già il sovraffollamento si traduce nella mancanza di rispetto per l'individuo, anche se è un criminale, ma ad essere inaccettabili sono le condizioni in cui i detenuti vivono le loro giornate, conseguenza della fatiscenza, della coabitazione forzata, del clima di impunità e di violenze che spesso si manifesta dentro le carceri, anche per mano - pur se speriamo si tratti di casi isolati - di chi veste una divisa.
Ora a tenere banco è come lo Stato debba affrontare questa emergenza. In particolare se, al di là della costruzione di nuove carceri o della ristrutturazione di quelle esistenti, alcuni provvedimenti possono allentare l'assedio dei numeri. E siccome la nostra politica si nutre quotidianamente di polemiche, ne è scoppiata una, parzialmente disinnescata, tra Forza Italia e Fratelli d'Italia, con il partito azzurro che, con l'on.Tommaso Calderone (in foto), che ha anche preso spunto dai casi di suicidio di detenuti, ha detto che ''occorre riflettere sul tema della custodia cautelare, delle misure alternative e sulla liberazione anticipata. La certezza della pena deve essere indiscutibile, ma è necessario mettere mano a tali riforme".
Il parlamentare ha quindi ipotizzato che, per alleviare la pressione del numero di reclusi, intervenga la politica attivando, con provvedimenti legislativi, strumenti che alla fine si tradurrebbero in una sostanziale riscrittura delle regole. Provvedimenti, quindi, che sebbene adottati per fronteggiare un'emergenza, rischiano di passare per una resa dello Stato davanti ad un apparentemente irrisolvibile problema.
A replicare alla proposta di Forza Italia è stato il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, di Fratelli d'Italia, che ha detto subito no a qualsivoglia ipotesi di provvedimenti ''svuota-carceri'' che, ha ricordato, in passato si sono dimostrati fallimentari, mentre il governo punta sulla costruzione di nuovi reclusori.
Il problema è, quindi, puramente di ''pensiero'' e non di ''azione'', perché, se il governo adottasse provvedimenti dal profilo ipotizzato da Forza Italia, la certezza della pena (che Calderone pure definisce come ''indiscutibile''), verrebbe a perdere di significato, nel momento in cui un detenuto, con una sentenza passata in giudicato, uscirebbe dal carcere o comunque godrebbe di misure alternative che ne attenuino la condizione di persona privata della libertà personale. Insomma, alla fine, non sconterebbe la sua condanna in virtù di una scelta delle politica.
La popolazione carceraria dal punto di vista numerico è ben superiore alla capacità dei nostri reclusori e questo è un dato di fatto e quindi un problema. Così come si deve dare per scontata la perplessità con cui gran parte della gente accoglierebbe un provvedimento da ''tana libera tutti'' e per un motivo banalissimo. A godere dei nuovi ''bonus'' per la scarcerazione sarebbero soprattutto gli autori di quegli atti di microcriminalità che più toccano la gente perché ne sono quotidianamente testimone: furti, truffe, frodi, violenze di bassa intensità, scippi, spaccio di stupefacenti.
E cosa sarebbe a determinare se un detenuto merita di tornare libero anzitempo rispetto alla scadenza naturale della condanna? Il reato che gli viene contestato, la condotta tenuta in carcere o magari il fatto di potere pagare un buon avvocato che lo rappresenti?