Attualità

Buon compleanno, Presidente Mattarella

di Demetrio Rodinò
 
Buon compleanno, Presidente Mattarella

Oggi il presidente della repubblica, Sergio Mattarella, compie 84 anni e da oltre dieci è l'inquilino del Quirinale. Per la precisione, da 3.823 giorni, che ne fanno il presidente più longevo della Storia. Come sempre, Mattarella passerà la giornata al lavoro, concedendosi solo una cena per festeggiare la ricorrenza con i suoi affetti più cari.

Buon compleanno, Presidente Mattarella

Se questo è l'aspetto, per così dire, mondano della giornata odierna del Presidente, i giorni che ha trascorso al Quirinale attestano che è tra i capi dello Stato più apprezzati dagli italiani. Che gli riconoscono il suo ruolo di equilibratore e mediatore nelle tempeste che spesso hanno caratterizzato la politica italiana, dove ha fatto valere il suo prestigio e l'ormai collaudatissima strategia della moral suasion, quel modo di convincere gli altri solo con il peso della propria rispettabilità, del rispetto della gente e dei leader internazionali, del doloroso retaggio d'essere anch'egli vittima della violenza mafiosa, che gli sottrasse l'amatissimo fratello PiersantiUn omicidio che soffocò sul nascere la primavera siciliana.

I dieci anni al Quirinale non sono stati affatto facili, tra crisi vere o presunte, tra attacchi, anch'essi veri o presunti, all'architettura del Paese, che si basa su una Costituzione totalmente democratica e che però da qualche parte si cerca di modificare nella sua applicazione, a colpi di leggi.

Ma Sergio Mattarella, dietro il rigore formale di ogni sua esternazione pubblica (ad eccezione di quando i suoi interlocutori sono i bambini, i ragazzi, i giovani, che ormai fanno parte costante della scenografia che lui ha voluto disegnare per la Presidenza della repubblica), nasconde un carattere forte, che lo ha portato anche a confrontarsi con durezza con chi ha cercato di aggirare la ragionevolezza per fare valere l'arroganza della politica.

Non sono stati anni tranquilli, quindi, perché Mattarella, sempre pronto a riconosce il meglio del Paese, si è dovuto confrontare con drammi e tragedie, portando la sua figura alla massima rappresentatività dello Stato.
Davanti a stragi e disastri, così come quando c'è stato da festeggiare la vittoria di un atleta azzurro, Sergio Mattarella c'è sempre stato, almeno quando ne ha ritenuto fondata l'opportunità.

Il peso di cui si è fatto carico, accettando la rielezione alla presidenza della repubblica (prima di lui, solo Giorgio Napolitano), non è stato a tempo, facendo capire che avrebbe onorato la sua carica sino alla scadenza del mandato, conditio sine qua non, e che quindi non avrebbe accettato di limitarsi a scaldare la poltrona in attesa di cederla a qualcun altro.

Ma oggi, a più di dieci anni dalla prima elezione, Mattarella è riconosciuto da tutti (con qualche eccezione tra coloro che cercarono persino di mandarlo a casa anticipatamente, dando prova di pochezza e ignoranza politica, loro e chi li sostiene acriticamente) come ''il presidente'', quello che veglia sulla Costituzione repubblicana e, sino a quando potrà, che respingerà i tentativi di ridurre la Carta a bersaglio.

Oggi, a 84 anni, superato qualche problemino fisico, Sergio Mattarella non fa mancare, quotidianamente, il suo contributo alla normale dialettica tra le diverse componenti del Paese, e lo fa grazie anche al prestigio che ha saputo conquistare. Nessuna concessione all'immagine, di cui alcuni sui predecessori facevano uso quotidiano per dire di esistere; nessun cedimento alla trattativa per addolcire qualche provvedimento legislativo che non condivide.

È anche per questo che la gente lo ama, per il suo essere esattamente quello che è. L'uomo che si presenta, alla fine di ogni anno, davanti alle televisioni; che parla con tono monocorde, eredità del suo passato di docente universitario; che tormenta, quasi fosse un tic, la fede nunziale, che non ha mai lasciato dopo la morte della moglie; che non alza mai i toni. Un uomo che è l'Italia. Quella vera, quella che crede nella democrazia reale e che non ha bisogno di uomini forti o donne forti (o che si sentono tali in virtù di una ideologia ''muscolare''), ma solo di chi sappia mettersi al servizio del Paese.

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