Economia

Il migliore dell'anno? Per Euroborsa è Mario Draghi

di Demetrio Rodinò
 
Il migliore dell'anno? Per Euroborsa è Mario Draghi

Anche se è sempre difficile stilare delle classifiche, esponendosi quasi immancabilmente a critiche, Euroborsa vuole dire la sua e, dopo un confronto tra i nostri giornalisti, è venuto fuori - non all'unanimità, ma questo ci può stare - il nome di Mario Draghi.

Un attimo: immaginiamo già qualche sopracciglio sollevato nel leggere il nome dell'ex capo della Banca centrale europea ed ex inquilino di Palazzo Chigi. Ma l'endorsement di Euroborsa è frutto di considerazioni diverse, sia sotto il profilo dell'analisi dell'uomo, che dell'economista che, infine dello statista o, se più aggrada, del civil servant, quale egli in fondo si è sempre sentito. Un uomo delle istituzioni che, chiamato a cercare di rimettere in carreggiata la macchina dello Stato che sbandava paurosamente ha accettato di bere l'amaro calice sapendo di andare incontro a lodi e apprezzamenti, ma anche a critiche talvolta volgari da parte di chi non accettava che Draghi prendesse il posto di altri, senza essere passato per un'elezione.

Il migliore dell'anno? Per Euroborsa è Mario Draghi

Ma questo è il Draghi di ieri, perché quello di oggi, quello che ha meritato il titolo assolutamente virtuale di Personalità del 2024, è il costruttore delle basi della futura Unione europea, chiamato a tracciarne perimetri e contenuti dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che in lui ha riconosciuto il solo che, per sua specifica cultura economica, cui si è aggiunta quella di capo del governo di uno degli Stati fondatori e fondanti dell'Ue, poteva imbarcarsi nell'impresa di indicare la direzione da seguire, prevedendone benefici, ma anche rischi.

Lui il suo compito lo ha eseguito, dicendo all'Europa, dopo avere valutato rischi e benefici, cosa deve essere fatto. Ma, tanto per essere sicuro di essere capito, ha anche detto altro, imponendo all'Ue di guardarsi ''dentro'' per capire cosa vuole diventare, nella consapevolezza di cosa sia oggi. E, fedele al suo personaggio (lo ricordano bene a Francoforte, dove ha sede la BCE), non è andato di cesello, preferendo il maglio dicendo che ''senza riforme fra 25 anni il Pil Ue sarà uguale a oggi'', e dando la sua ricetta che è sostanzialmente un richiamo dell'Europa politica a guardare alle necessità dell'Europa polo economico, ma anche viceversa.

Un ribaltamento del canone di interpretazione della realtà dell'Unione, cui Draghi ha detto di credere fortemente, ma solo se tutti prenderanno coscienza che senza riformare il pensiero dominante non vi sa da nessuno parte e l'Europa rischia quindi d'essere schiacciata tra altre economie che non intendono fare sconti.

Parole dure, persino sferzanti che l'Europa deve considerare, anche se gli stravolgimenti politici all'orizzonte (la maggioranza che ha eletto von der Leyen sembra a geometria variabile...) sembrano mettere qualche dubbio. Resta comunque chiaro il contributo che Draghi ha dato all'Europa, dettando, dopo quella per l'Italia, anche la sua agenda per il futuro dell'Ue. Sempre che tutti capiscano che ''SuperMario'' non è Cassandra, ma un uomo assennato, capace di fare un passo indietro dopo essere stato, come Icaro, troppo vicino al sole del potere.

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