Il Prodotto interno lordo dei Paesi Ocse ha registrato una crescita dello 0,4% nel secondo trimestre del 2025, accelerando rispetto allo 0,2% del trimestre precedente. Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, l’andamento conferma un ritorno a ritmi di espansione relativamente stabili, compresi tra lo 0,4% e lo 0,5%, simili a quelli osservati nei trimestri precedenti. Su base annua, il Pil Ocse resta invariato all’1,7%, con un andamento tuttavia molto eterogeneo tra i diversi Paesi membri.
PIL Ocse cresce dello 0,4% nel secondo trimestre 2025
Le economie del G7 hanno mostrato un incremento analogo, con una crescita passata dallo 0,1% allo 0,4%. Gli Stati Uniti hanno guidato l’espansione, segnando un aumento del Pil dello 0,7%, in netta ripresa dopo la contrazione dello 0,1% registrata nel primo trimestre, e confermando un incremento annuo del 2%. Al contrario, l’Italia e la Germania hanno evidenziato dati negativi: entrambe erano cresciute dello 0,3% nei primi tre mesi dell’anno, ma nel secondo trimestre hanno registrato rispettivamente un calo dello 0,1% e dello 0,3%, con Berlino penalizzata soprattutto dal calo delle esportazioni di beni (-0,6%).
Nel Regno Unito la crescita è rallentata, passando dallo 0,7% allo 0,3%, complice una flessione dell’1,1% degli investimenti dopo il +2% del trimestre precedente. In Francia e Giappone la dinamica è stata più moderata, con il Pil in miglioramento dallo 0,1% allo 0,3%. Tra i casi più significativi spiccano la Danimarca, che ha registrato una forte inversione di tendenza passando da -1,3% a +1,3%, e l’Irlanda, che dopo l’espansione record del 7,4% nel primo trimestre ha subito un crollo del Pil dell’1%, legato alla contrazione delle esportazioni verso gli Stati Uniti.
Nel complesso, su 23 Paesi Ocse con dati disponibili, 13 hanno evidenziato una crescita più robusta rispetto al primo trimestre, a conferma di una dinamica a macchia di leopardo. Gli Stati Uniti si confermano motore principale della ripresa economica internazionale, mentre Germania e Italia continuano a rappresentare gli anelli deboli del sistema, in un contesto globale che alterna segnali di slancio a nuove incertezze.