Esteri

World Media Headlines - Trump sfida Modi: dazi raddoppiati al 50%

Barbara Leone
 
World Media Headlines - Trump sfida Modi: dazi raddoppiati al 50%

In primo piano su tutti i media internazionali la stretta di Trump contro l’India: i dazi sono stati innalzati al 50% sulle importazioni da Nuova Delhi, accusata di approfittare del petrolio russo a prezzo scontato e, in questo modo, di contribuire indirettamente a finanziare la guerra del Cremlino in Ucraina.

World Media Headlines - Trump sfida Modi: dazi raddoppiati al 50%

La misura, riferisce The Guardian, è scattata poco dopo la mezzanotte a Washington e segue l’aumento al 25% entrato in vigore all’inizio del mese e colpisce un flusso di beni indiani verso gli Stati Uniti pari a 87,3 miliardi di dollari l’anno. Alcune voci strategiche – tra cui gli smartphone – per ora sarebbero risparmiate, ma economisti citati dal quotidiano britannico prevedono un brusco calo degli scambi e ulteriori frizioni sulle catene globali di fornitura.

Dal fronte politico-diplomatico, ministri indiani contestano di essere stati “ingiustamente presi di mira” e prefigurano un riavvicinamento a Mosca e Pechino: il capo della diplomazia Subrahmanyam Jaishankar è stato di recente a colloquio con Vladimir Putin, atteso a Nuova Delhi entro fine anno, mentre Narendra Modi si prepara al primo viaggio in Cina dopo sette anni, per il vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, con l’obiettivo di stabilizzare relazioni congelate dal mortale scontro himalayano del 2020. “L’attuale amministrazione potrebbe stabilire un record di autogol con un partner bilaterale chiave in così poco tempo”, avverte l’analista Michael Kugelman, citato da The Guardian.

Sul fronte mediorientale, la CNN mette in evidenza il doppio attacco israeliano contro l’ospedale Nasser a Gaza, che lunedì ha causato almeno 20 vittime tra operatori sanitari, giornalisti e soccorritori. Le Forze di Difesa Israeliane sostengono di aver mirato a una telecamera “posizionata da Hamas” per osservare i movimenti delle truppe, ma senza fornire prove; Hamas nega. Le Nazioni Unite chiedono “responsabilità e giustizia”.

A complicare il quadro in Cisgiordania, AP News documenta un raro raid diurno delle forze israeliane nel centro di Ramallah, sede dell’Autorità Nazionale Palestinese: 58 feriti secondo la Mezzaluna Rossa, di cui otto da proiettili veri e 14 da proiettili ricoperti di gomma. Israele parla di un’operazione contro scambi di denaro legati ad Hamas; il rischio, sottolinea l’agenzia, è di indebolire ulteriormente l’Autorità Palestinese, già percepita da molti come corrotta e autoritaria. Dentro Gaza City, Al Jazeera descrive l’avanzata israeliana che rade al suolo interi quartieri e spinge quasi un milione di residenti verso sud, in un esodo scandito da file di famiglie in fuga con poche coperte e materassi.

Nel dettaglio operativo, Haaretz riferisce che tra le tattiche sul terreno figura l’uso degli “APC suicidi”: vecchi M113 riconvertiti alla guida remota, riempiti di esplosivo e lanciati contro obiettivi per innescare esplosioni capaci di far detonare cariche negli edifici; una scelta che alimenta il malessere tra le truppe di terra, che si sentono trattate come “carne da cannone”. Restando alla sicurezza regionale, viene inoltre riportato che l’IDF ha intercettato con successo un missile lanciato dai ribelli Houthi nello Yemen; sul versante politico-diplomatico, Donald Trump presiederà alla Casa Bianca un incontro sul “giorno dopo” a Gaza, mentre il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar vedrà anche il senatore Marco Rubio.

Sul fronte ucraino, la BBC dà conto del tentativo russo di mettere piede nella regione di Dnipropetrovsk, oltre la fascia industriale orientale: “il primo attacco di tale portata”, secondo Viktor Trehubov del Gruppo operativo-strategico di Dnipro, pur con l’avanzata che Kiev sostiene di aver fermato. Il progetto di mappatura ucraino DeepState valuta che Mosca abbia occupato due villaggi all’interno della regione – Zaporizke e Novohryhorivka – ma lo Stato Maggiore ucraino smentisce: il controllo su Zaporizke proseguirebbe e nell’area di Novohryhorivka sarebbero in corso “ostilità attive”. Pur non rivendicando Dnipropetrovsk, a differenza di Donetsk e di altre quattro regioni, la Russia continua a colpire grandi città come Dnipro. Il tutto mentre il tentativo diplomatico a guida statunitense perde slancio, nonostante il recente incontro in Alaska tra Trump e Vladimir Putin, evidenzia la BBC.

Nelle istituzioni statunitensi, la CBS riferisce della sospensione di oltre 20 dipendenti della FEMA che hanno firmato la “Dichiarazione Katrina”, lettera aperta indirizzata al Congresso in occasione del ventesimo anniversario dell’uragano del 2005 e firmata complessivamente da 191 tra attuali ed ex dipendenti. Secondo email visionate dall’emittente, ai firmatari interni è stato notificato il congedo amministrativo retribuito “con effetto immediato e fino a nuovo avviso”, con il divieto di accedere a strutture e sistemi dell’agenzia, salvo rispondere a richieste del Dipartimento per la Sicurezza Interna. Il Washington Post è stato il primo a rivelare le sospensioni, ricorda CBS.

Sulla traiettoria della banca centrale, NBC News mette in guardia sui rischi per l’indipendenza della Federal Reserve dopo il tentativo del presidente Trump di licenziare la governatrice Lisa Cook. L’Economic Policy Institute stima che “la presa della Fed” invierebbe un segnale all’economia: i tassi non verrebbero più fissati sui dati ma sui “capricci del presidente”. Elizabeth Wilkins, ex capo di gabinetto alla Federal Trade Commission, afferma che interferire con l’indipendenza “renderà i mercati meno stabili e alimenterà pressioni inflazionistiche, danneggiando i lavoratori e indebolendo l’economia”. Per ora, osserva NBC News, gli investitori restano cauti: S&P 500 +0,2%, Dow Jones +0,1% circa (44 punti), ma il rendimento del Treasury trentennale è balzato verso i massimi di agosto, intorno al 4,9%, segnalando timori sull’inflazione di lungo periodo. L’amministrazione respinge le accuse e raddoppia le critiche a Cook.

Nei mercati e nella politica economica globale, Bloomberg avverte che l’offensiva della Casa Bianca contro la Fed rischia di tradursi in tassi obbligazionari chiave ancora più elevati, con effetti boomerang su mercati ed economia. In Europa, la stessa testata fotografa una Francia in piena crisi politica, che infrange le speranze di una ripresa trainata dalle imprese: il premier rischia il collasso del governo sotto l’incalzare delle opposizioni. Sul fronte industriale, Bloomberg riporta inoltre l’allarme delle case automobilistiche dell’UE: congiuntura e costi mettono in discussione la fattibilità del divieto ai motori a combustione nei tempi previsti, evidenziando la tensione tra ambizioni climatiche e realtà economica del principale settore manifatturiero europeo.

Sui mercati internazionali, Reuters registra un’Asia titubante alla vigilia dei conti di Nvidia, con le opzioni che prefigurano un’oscillazione potenziale di 260 miliardi di dollari nella capitalizzazione del colosso dei chip. Il dollaro recupera marginalmente, mentre il petrolio resta stabile tra la guerra in Ucraina e i nuovi dazi USA sull’India. Sempre Reuters, in chiave M&A e sostenibilità, segnala che in Giappone i deal di private equity corrono verso un anno record, trasformando gli ex “avvoltoi” in protagonisti del mercato. Sul fronte corporate europeo, la rivista WirtschaftsWoche riferisce che il CEO di Volkswagen, Oliver Blume, intende rinunciare al doppio incarico alla guida di Porsche, scelta che avrebbe implicazioni di governance per due tra i marchi più osservati della manifattura tedesca.

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