Nonostante il persistente clima di incertezza che permea i mercati globali, il comparto vitivinicolo italiano si conferma un baluardo di resilienza e dinamismo. L'ultima Indagine 2025 sul settore vitivinicolo italiano, curata dall'Ufficio Studi di Mediobanca, traccia un quadro complessivamente positivo, evidenziando performance di vendita solide e una redditività robusta, trainate in modo preponderante dal segmento degli spumanti.
Vino italiano, Mediobanca: settore da 11,7 miliardi di euro trainato dagli spumanti (+4,4% export atteso)
L'analisi ha scrutinato i bilanci delle 255 principali società di capitali italiane del vino, ovvero quelle con un fatturato superiore ai 20 milioni di euro nel 2023, le cui entrate aggregate, pari a 11,7 miliardi di euro, rappresentano quasi il 95% del giro d'affari totale del settore.
Dal report si evince che il posizionamento internazionale del vino italiano appare in costante rafforzamento. I dati di Mediobanca rivelano come quasi una bottiglia su due prodotta in Italia sia destinata al consumo estero, con il rapporto tra export e consumi che è salito dal 27% del 2000 al 46,6% nel 2024. A livello mondiale, la produzione vinicola nel 2024 è stimata in 226 milioni di ettolitri, con un calo del 4,8% rispetto all'anno precedente, mentre i consumi globali si attestano a 214 milioni di ettolitri (-3,3%).
L'Italia, in questo scenario, si distingue per una notevole controtendenza: la produzione ha registrato un aumento del 15,1% nel 2024 rispetto al 2023 – annata tra le più scarse degli ultimi settant'anni – e i consumi domestici hanno segnato un lieve incremento dello 0,1%, raggiungendo i 37,8 litri pro-capite annui. Il saldo commerciale italiano è altrettanto eloquente: in un ventennio è cresciuto a un tasso medio annuo del 5,5%, passando da 2,6 miliardi di euro nel 2004 a 7,5 miliardi nel 2024. L'Italia detiene il primato di primo esportatore mondiale di vino per quantità (21,7 milioni di ettolitri nel 2024) e si posiziona al secondo posto per valore (8,1 miliardi di euro), subito dietro alla Francia (11,7 miliardi). Le previsioni di Mediobanca indicano una crescita complessiva delle vendite del +1,7% e un aumento dell'export del +2%.
A fungere da catalizzatore per queste proiezioni positive sono, ancora una volta, le bollicine. Il segmento degli spumanti prevede un incremento del +4,4% nei ricavi complessivi e un notevole +6,1% nell'export, superando di gran lunga le attese per i vini fermi, che si attestano rispettivamente a +0,9% e +1,2%. Il 2024 si è chiuso per i principali produttori italiani con una sostanziale stabilità (+0,3% sul 2023), ma con una performance più brillante sui mercati esteri (+0,7%), trainata in particolare dall'eccellente andamento dei vini frizzanti (+9,1%). La redditività operativa (Ebit margin) ha registrato un aumento di 0,5 punti percentuali rispetto al 2023, mentre il rapporto tra risultato netto e fatturato è cresciuto di 0,2 punti.
Interessanti anche le dinamiche dei canali di vendita: nel 2024 i quantitativi complessivi sono diminuiti del 2,5%, con l'eccezione ancora una volta degli spumanti (+4,1%). Le vendite "on premise" hanno subito una contrazione, con l'HoReCa che perde il 4,9% (quota di mercato al 17,6%) ed enoteche e wine bar un significativo -8,4% (quota al 5,7%). Le vendite dirette, invece, hanno mostrato una leggera crescita del +1,3%, raggiungendo l'8,2% del mercato. Un ulteriore segnale positivo proviene dal fronte dell'enoturismo: nel 2024 ha registrato un incremento del +9% nei ricavi rispetto al 2023, con circa tre quarti delle aziende che offrono oggi la possibilità di visitare le proprie cantine. L'indagine di Mediobanca ha stilato anche una classifica delle aziende vinicole italiane con le migliori performance in termini di fatturato.
Al vertice si conferma il Gruppo cooperativo Cantine Riunite-GIV, con un giro d'affari di 676,6 milioni di euro (+0,6% sul 2023). Seguono il polo vinicolo Argea (464,2 milioni, +3,3%) e IWB (401,9 milioni, -6,3%). Sopra i 300 milioni di euro anche la cooperativa romagnola Caviro (385,2 milioni, -9%). Nella fascia tra i 200 e 300 milioni di euro spiccano dieci realtà, tra cui la toscana Antinori (261,6 milioni, +7,4%), la cooperativa trentina Cavit (253,3 milioni, -5,2%) e La Marca (251 milioni, +11%), specializzata negli spumanti. Per quanto concerne la redditività (rapporto tra risultato netto e fatturato), nel 2024 si distingue la veneta Herita Marzotto Wine Estates (17,8%), seguita da Antinori (12%) e dalla veneta Mionetto (9,2%).
Alcune aziende mostrano una vocazione all'export quasi totalitaria, come Fantini Group (96,1%), Ruffino (93,3%), e Argea e Pasqua (oltre il 90%). A livello territoriale, il Veneto si conferma la regione leader, concentrando un quarto della produzione e oltre il 20% del valore totale del vino italiano, e guidando l'export (oltre il 35% del totale nazionale). La Puglia segue per volume (16,1%), mentre Piemonte e Toscana, pur avendo un peso inferiore in volume (4-5%), raddoppiano il loro contributo in valore (circa 10% ciascuna). Le aziende toscane vantano l'Ebit margin più elevato (16,4%), mentre le abruzzesi registrano il miglior ROI (7%). Piemonte e Toscana sono anche grandi esportatori, con il 63% e il 59,5% del fatturato generato oltreconfine, rispettivamente.